Abbiamo già iniziato ad accennare che la cosa più importante che la persona riceve è la trasformazione che le interessa ma non devi rischiare di voler essere perfetto/a o che i tuoi prodotti-servizi, lo siano.
E’ un grande freno per lo sviluppo delle attività sia già avviate che quelle nelle fasi iniziali.
Voler essere e risultare perfetti è il più grande agente tossico della propria professione.
E’ un nostro bisogno emozionale interiore che però a poco a che fare con il cliente finale che invece cerca la soluzione ad un suo problema, ad un suo interesse o desiderio.
Non ci sta cercando perché siamo perfetti.
Semmai lui o lei vogliono essere perfetti…ma non gli interessa se lo siamo noi.
Quello che cercano inizialmente è una veloce, semplice, facile, economica soluzione ad un loro problema.
Il voler essere perfetti ti espone alla “rimandite”, quella malattia di cui molti sono affetti e che a forza di rimandare ad un momento futuro in cui le cose saranno migliori e perfette (per come le intendono loro), quel momento non arriverà mai.
Inoltre, spesso chi parte prima e comunica il suo posizionamento e la trasformazione, nella sua zona di attività ( paese, città , quartiere, provoncia, regione, nazione) diventa il Leader anche se non è perfetto.
Quando la mente delle persone mette nella casellina della memoria quel dato, poi è quasi impossibile farglielo cancellare.
Tendenzialmente rimarranno sempre con la prima impressione ricevuta da chi l’ha comunicata per primo.
Te lo ripeto: entra nella mente del cliente non chi ha il servizio perfetto, ma chi l’ha comunicato per primo.
Come la scienza conferma, l’imprinting è difficile da correggere.